Nino Jacono, Ninuccio per gli amici, mi racconta essere un geometra del comune di Montallegro, le uve dell’ettaro di vigna di sua proprietà da sempre sono finite all’ammasso alla cantina sociale vicina, ma il caso vuole che nel 2005 la sua famiglia si rivede con una cugina di sua moglie che vive in Toscana insieme al suo nuovo compagno, un produttore di Brunello di Montalcino Lorenzo Sassetti, ed è proprio questi che venuto in Sicilia, lo spinge a creare nel suo garage di 40 m. quadrati una piccola ma efficiente cantina che gli consenta di vinificare e mettere in bottiglia le uve di Nero d’Avola provenienti dal suo ettaro di vigna. In quel garage trovano spazio diraspatrice, silos in acciaio da 10 e 20 hl, tonneaux in rovere da 400 e 500 l, pompa, imbottigliatrice e tappatrice. Jacono si reca anche a Montalcino per farsi un’idea di come nasce e vive il Brunello e nel 2006 inizia l’avventura della nascita del suo vino. Le direttive sul da farsi arrivano dal toscano Sassetti, i grappoli sottoposti a diraspatura sono stati posti a macerare e fermentare per 12-14 giorni ad una temperatura di 28° C in vasi vinari di acciaio con rimontaggi (mattina e sera), metà della massa per dodici mesi è stata poi messa in tonneaux di rovere francese.
Spedisce man mano i vari campioni in toscana e da lì gli sono suggeriti i vari passaggi. Dopo un anno il vino dei tonneaux è miscelato al vino delle vasche d’acciaio. Jacono sceglie bottiglia, etichetta e tappi di una certa qualità, non saranno come quelli del Brunello, ma devono poter avvicinarglisi. L’imbottigliamento del vino non filtrato avviene al secondo anno dalla vendemmia e depositato in cantina a temperatura controllata. Nascono le prime 3500 bottiglie del suo vino e lo chiama “Tita” dedicandolo a sua madre. Inizia così a proporlo a vari ristoranti del territorio ad un prezzo decisamente centrato, 6,60 euro a bottiglia e lo vende anche al dettaglio a 9 euro, si scontra con la dura realtà del mercato, ovvero la monopolizzazione ed il basso costo dei soliti noti Nero d’Avola e di quelli nel quale il Nero d’Avola è presente solo di striscio, poi arriva qualche ordine dall’estero che lo spinge a continuare la sfida.
Il capostipite dei
piccoli vini nati
per caso è stato
alla fine degli anni
ottanta Jean Luc
Thunevin, un
ex-impiegato
bancario, il quale
dopo aver comprato
per pochi franchi
due ettari di
vigneto a Saint
Emilion, inizia a
vinificare nel suo
garage il suo primo
vino, detto Château
de Valandraud. In
poco tempo questo
vino conquista fama
e riconoscimenti
tanto da raggiunge
prezzi straordinari.
Oggi questi vini
sono quasi una norma
nelle zone vinicole
evolute ed
aderiscono ad alcuni
dettami
fondamentali,
coltivazione nel
massimo rispetto
delle viti,
selezione dei
grappoli e degli
acini in vendemmia,
controllo delle
temperature durante
la vinificazione,
rispetto
dell’igiene,
fermentazione
malolattica condotta
in legno,
maturazione del vino
sulle fecce,
“batonnage” in
alcuni casi, ed
anche rinuncia alla
chiarificazione ed
alla filtrazione del
prodotto finito
prima
dell’imbottigliamento.
Sicuramente mi entusiasmano i vini che comunicano qualcosa nel bicchiere, ma altrettanto quelli che hanno qualcosa da raccontare oltre le loro peculiarità organolettiche, il Nero d’Avola Tita ha entrambe le caratteristiche.
”Nero d’Avola Tita” di Nino Jacono C.da Gorgo – 92010 Montallegro (AG)
Email: ninuccioiacononerodavola@gmail.com Cell: 3204303656