Carta dei vini da paura                                                                                                                                        di Luigi Salvo

Per chi ama il vino è veramente spiacevole vederlo bistrattato proposto in carta a prezzi iperbolici. L’eccessivo prezzo delle bottiglie di vino presso alcuni ristoranti e winebar è un mal costume che oltre che ledere gli interessi dei consumatori, crea un notevole danno d’immagine agli stessi vini ed alle aziende che li producono. E’ noto che alcuni locali acquistano vini di fascia bassa per poter applicare un ricarico che arriva anche al 300%, ma al peggio non c’è mai fine. Recentemente sono stato in un winebar nella mitica piazzetta di Taormina, proprio di fronte la chiesa barocca che si affaccia sul belvedere, e dando una scorsa alla carta dei vini sono rimasto letteralmente sbigottito, i ricarichi sulle bottiglie variavano dal 500 al 1000%. Pazzesco !!! Nulla può giustificare un tale ricarico, neanche il più pregiato servizio, che per altro, nel locale in questione non era affatto offerto.

La surreale e tragicomica carta dei vini annoverava tra gli altri nella sfilza dei bianchi il Santagostino Firriato che dal costo di circa € 7 era proposto a € 56 ( scritto santagosuno), il Cusumano Inzolia da € 4,50 a € 43, il Corvo Bianco e Rosa da € 5 ancora a € 43. Tra i rossi spiccava la pazzesca presenza di varie bottiglie con la specifica da uve Grillo, tra le quali Grillo Contrasto Hopps da € 6 a € 52, Cariddi da € 3,5 a € 43, un imprecisato Cerasuolo di Vittoria a € 57 ( il costo medio di una bottiglia di Cerasuolo è circa € 8 ) ed il famoso Milleunanotte di Donnafugata dalle fantomatiche uve Ansamico e Catarratto ( in realtà è un Nero d’Avola in purezza) a € 130. Tra gli spumanti vari Franciacorta senza specifica dell’azienda, tra i quali il Franciacorta Brut Rosè € 105, e per chiudere con il botto il Ferrari da € 12 a € 110. 

 

Senza parole, che dire !! E’ evidente che il gestore oculato per calcolare il giusto ricarico deve tenere in considerazione alcune componenti fondamentali: il capitale effettivamente impegnato, il fermo in cantina, il prezzo sorgente del vino, l’uso o meno di cristalli pregiati, il servizio curato da un sommelier professionista.
A mio avviso la tendenza più corretta è un ricarico che non superi il 200% sulle bottiglie fino ai 10 euro, tenendo conto che più il prezzo sorgente aumenta minore deve essere il ricarico, questo permetterà la rotazione della cantina e la spinta a scegliere da parte degli avventori vini di qualità. Imbattersi in simili carte dei vini è veramente imbarazzante e credo che lo sia ancor di più per le aziende i cui vini sono oggetto di tanta speculazione.

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