Chianti a poco più di un euro. Possibile ?
di Luigi Salvo
Entrare in un supermercato e trovare una bottiglia
di Chianti, una D.O.C.G. a poco più di un euro, purtroppo è una cosa
che è assolutamente possibile. Questo prezzo non può essere altro
che l’effetto di una mortificazione del controllo qualitativo,
l’evidente segno della più assoluta mancanza di tutela della
denominazione d’origine, per dirla a chiare lettere, il marchio
certificato di un fallimento normativo. E’ innegabile che
la territorialità e la riconoscibilità sono le due doti migliori,
oltre alla qualità, che un vino deve mostrare, affinchè resti nella
memoria olfattiva e gustativa, e benchè molti produttori italiani
presentino i propri vini come caratterizzati dal territorio
d’origine, in realtà, la maggior parte si assomiglia sempre di più,
con una omologazione del gusto. Se ha questo aggiungiamo che
all’interno di importanti D.O.C.G si è arrivati ad una forbice di
differenza qualitativa tra i vari prodotti veramente enorme, è
evidente che il consumatore non può che essere sbandato.
L’uniformità del gusto dei vini è data
dall’utilizzo dei medesimi lieviti selezionati, degli stessi enzimi,
del tannino enologico di uguale matrice, delle identiche barriques,
o più semplicemente dei parametri chimici fondamentali dell’uva che
entra in cantina. Anche un’importantissima e storica denominazione
il Chianti, non è esclusa dal seguire questa tendenza, con il nuovo
disciplinare che in aggiunta al Sangiovese, permette l’utilizzo di
vitigni internazionali, Cabernet Sauvignon, Syrah e Merlot sino al
20%, è andato incontro ad una fase di mistificazione d’identità, con
produzione di vini, il quali, più che l’espressione del territorio
inseguono il gusto internazionale del mercato, ossia la produzione
di vini morbidi, concentrati e colorati, ricchi di polpa e legno.
Ma come è possibile poter collocare nella stessa
Denominazione di Origine Controllata e Garantita, il Chianti, vini
da 1,45 sino a 200,00 euro a bottiglia ? Ciò avviene perchè nel
contesto dell’uniformità dei vini, il livello qualitativo si sposta
sempre più verso il basso, arrivando a toccare livelli non censurati
dalle varie denominazioni. Nel caso in questione questa è la mia
degustazione di una delle bottiglie di Chianti bassissimo prezzo,
presente in un nota catena di grande distribuzione: nel bicchiere
mostra limpidezza, colore rosso rubino scarico, roteandolo nel
bicchiere evidenzia scarsa consistenza. Le note olfattive stentano
ad esprimersi, accennate note di viola macerata e frutti rossi
eterei. In bocca è secco, di poco calore, la freschezza del tutto
scomparsa lascia il campo alla sapidità troppo invadente.
Assolutamente privo di equilibrio, chiude con un finale di frutto e
mineralità scomposto. Non esprime per nulla il vitigno e la
tipologia.
Alla faccia della Denominazione di Origine
Controllata e Garantita made in Italy.
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