LEADER
NAZIONALE, IL DISTRETTO VITIVINICOLO DELLA SICILIA OCCIDENTALE
Il
Distretto - leader nella vitivinicoltura nazionale e al secondo
posto, su scala mondiale, solo all’area di Bordeaux - concentra più
del 55% della produzione regionale
I
soci del «Distretto
Vitivinicolo della Sicilia Occidentale», nel corso di
un’assemblea svoltasi nei giorni scorsi al Complesso monumentale
San Pietro a Marsala, hanno eletto all’unanimità il «Comitato
esecutivo» del Distretto,
organo di natura transitoria, con compiti d’indirizzo, che dovrà
coadiuvare il Presidente, l’imprenditore vitivinicolo Fabio
Foraci. Il Comitato esecutivo
ha tra i suoi principali obiettivi quello di “accompagnare” il
Distretto verso forme associative più strutturate; è composto da
13 membri in rappresentanza delle diverse tipologie di soggetti
aderenti al Distretto.
«Questo
Distretto – dice il
rappresentante del Distretto Fabio Foraci
- non è nato soltanto per rispondere ad un dettato normativo ma
soprattutto per la voglia di tutti gli attori economici e sociali di
mettersi insieme per “fare sistema”; l’obiettivo è quello di
implementare una strategia di lungo respiro per il rilancio di tutto
il comparto vitivinicolo, la cui crisi rischia di annullare i
lasciti di una cultura della vite millenaria con la triste
prospettiva dell’abbandono definitivo delle nostre terre e delle
nostre tradizioni. Oggi abbiamo di fronte a noi una grande occasione
che se ben sfruttata, può determinare un momento di radicale
cambiamento e di rilancio della economia vitivinicola del nostro
territorio»
Il «Distretto
Vitivinicolo della Sicilia Occidentale» è stato dichiarato «ammissibile»
dall’Assessorato Regionale alla Cooperazione, Commercio,
Artigianato e Pesca con il Decreto n.546/12S del 16 marzo scorso.
Dei distretti ammessi è stato riconosciuto tra i migliori ottenendo
il massimo dal nucleo di valutazione, all’ottavo posto tra i 23
approvati, con una valutazione di merito considerata «più
che sufficiente», a testimonianza dunque della qualità delle
proposte progettuali e del lavoro preliminare svolto dai soggetti
animatori, e cioè il Cresm (Centro
Ricerche e Sviluppo per il Meridione), la «Società Consortile
Lilybeum» e la società «Alto
Belice Corleonese Spa».
Dopo la dichiarazione di «ammissibilità»,
si attende adesso che l’Assessorato Regionale alla Cooperazione,
Commercio, Artigianato e Pesca emetta appositi bandi per il
finanziamento dei progetti presentati dalle aziende aderenti al
Distretto.
Il «Distretto Vitivinicolo della Sicilia Occidentale», nato grazie ad
un’intensa attività di animazione e sensibilizzazione portata
avanti dal «Cresm» in collaborazione con altri due partner, la «Rallo
Consulting» di Marsala e la società «Alto Belice Corleonese SpA»
di Palermo, è stato formalmente costituito a
Gibellina il 13 aprile 2006 con la firma di un protocollo d'intesa
da parte di 172 attori economici e sociali.
Alla guida del Distretto dal 2006 c’è Fabio Foraci, 44 anni, imprenditore
vitivinicolo.
Alcuni
dati e gli obiettivi del Distretto
Il «Distretto
Vitivinicolo della Sicilia Occidentale» concentra più del 55%
della produzione regionale, leader nella vitivinicoltura nazionale e
al secondo posto, su scala mondiale, solo all’area di Bordeaux. Il
Distretto insiste sul territorio delle province di Trapani e
Palermo. La superficie complessiva dell’area geografica di
riferimento è di 7.452,31 km2 (il 30% del dato regionale)
L’obiettivo perseguito attraverso la costituzione del Distretto è
quello di mettere in atto una strategia di lungo respiro (illustrata
nell’apposito «Patto di
Distretto» sottoscritto dai soci) per il rilancio di tutto il
comparto vitivinicolo siciliano.
Del Distretto fanno parte 44 Cantine sociali
(cooperative di produttori), 26 Industrie vinicole, 32 aziende
vitivinicole, 5 aziende agricole, 4 Consorzi di cantine, 3
distillerie, 3 produttori MCR (Mosto concentrato rettificato), 1
laboratorio analisi, 1 produttore di etichette, 1 produttore di
botti, 5 aziende di commercio di vino, 7 aziende di
commercializzazione macchine/prodotti enologici, 3 consorzi di
tutela, 1 organizzazione di produttori, 8 Associazioni di categoria,
5 Agenzie di sviluppo, 3 Enti di ricerca, 4 enti di formazione, 2
associazioni Strade del Vino, 3 altre associazioni, 2 società di
servizi, 1 banche e 8 aziende appartenenti alla categoria «altro».
Secondo l’ultimo censimento Istat del 2000
sull’Agricoltura, le province di Trapani e Palermo
complessivamente vantano una superficie vitata di 76.637 ettari:
59.732 nella provincia di Trapani e 16.905 nella provincia di
Palermo. Le aziende vitivinicole censite sono invece 33.784. Il
Distretto da solo compendia più del 60 % dell’intera superficie
vitata della Sicilia: il 49% è concentrato nella provincia di
Trapani e il 14% in quella di Palermo. Nel distretto, tra l’altro,
è concentrato il 43% delle aziende agricole vitivinicole operanti
in Sicilia. Nel
Distretto il 95% della superficie vitata è destinata ad uve da
vino. Sono invece 3.000
gli ettari (1.917 in provincia di Trapani, 891 in quella Palermo)
dedicati alla coltivazione della vite per DOC e DOCG, con un totale
di 881 aziende (790 per provincia di Trapani, e 91 per Palermo). La
provincia di Trapani da sola, per le Doc, vanta il 46% delle
superfici regionali iscritte agli albi.
La cultivar
più diffusa nel Distretto è il Cataratto
bianco comune che costituisce peraltro il principale vitigno
impiantato in Sicilia con 43.133 ettari e il 39% delle superfici
regionali; se si aggiunge anche il Catarratto bianco lucido, in quarta posizione con 7.519 ettari, si
arriva a coprire complessivamente oltre il 45% del vigneto
regionale. Dopo c’è uno dei vitigni su cui la vitivinicoltura
siciliana ripone le sue speranze: si tratta dell’autoctono Nero
d’Avola: 11.203 ettari corrispondenti al 10% delle superfici
vitate dell’isola. Molto rilevanti sono anche le estensioni di
Ansonica (8.790 ettari), Trebbiano Toscano (6.404 ettari), Grecanico
Dorato (5.129 ettari), Nerello Mascalese (4.261 ettari) e Albarola
(2.780 ettari). Tra i mille e i 2 mila ettari troviamo, in ordine
decrescente di importanza, Grillo, Manzoni bianco, Sangiovese,
Nerello Cappuccio e Zibibbo.
La maggior parte delle imprese produttrici
di vino è costituita da organismi associativi (cantine
sociali) che, secondo i dati dell’«Unità Operativa - Repressione Frodi vinicole» relativi
all’anno 2004, costituiscono in Sicilia il 3,1%. Per le province
di Trapani e Palermo si hanno valori percentuali più elevati,
rispettivamente pari al 12% e al 9% del numero totale delle imprese
produttrici di vino. Pur affermandosi con basse percentuali essi gestiscono
quasi interamente l’attività di produzione.
Relativamente al numero di
addetti e la dimensione dell’occupazione attuale, dai dati
ISTAT risulta che in Sicilia le 307 unità locali attive nel settore
vitivinicolo costituiscono fonte di lavoro per 1.400 addetti
(mediamente circa 5 addetti per unità locale) di cui il 59,6%
appartenenti alla provincia di Trapani (834 addetti per la
fabbricazione di vino di cui 635 per la fabbricazione di vini
esclusi quelli speciali) e il 18% alla provincia di Palermo (250
addetti operanti tutti nelle unità locali per la fabbricazione di
vini esclusi quelli speciali). Considerando le due province che
costituiscono il territorio di riferimento in cui sono localizzate
le imprese del distretto, si può affermare che su 1.400 addetti
dell’isola il 77,4% degli addetti del settore opera nelle province
di Trapani e Palermo.
Secondo
gli studi effettuati dai soggetti animatori, il «Distretto Vitivinicolo della Sicilia Occidentale» è
caratterizzato da alcune «criticità», ed in particolare:
Forte polverizzazione delle strutture produttive, seppur
parzialmente attenuata dalla diffusa presenza delle realtà
cooperative; sistemi obsoleti di coltivazione dei vigneti,
difficilmente meccanizzabili; eccessivo orientamento ai volumi
(permanenza di rese elevate a scapito della qualità); diffusa
specializzazione di produzione di uve finalizzate alle distillazioni
facoltative eccessiva quota di prodotto avviata alla distillazione;
eccessiva quota di prodotto commercializzata sfusa a prezzi bassi;
insufficiente adeguamento delle imprese che commercializzano vino da
tavola allo stato sfuso agli standard operativi del mercato
internazionale. Questo, oltre a danneggiare l’immagine
internazionale della vitivinicoltura siciliana, sottopone l’export
del comparto a una forte variabilità, riconducibile a fattori
esogeni quali l’andamento del raccolto negli altri paesi
produttori; mancanza di progettualità e strategie commerciali;
Elevata concentrazione dei flussi di export in un ridotto numero di
Paesi del centro-nord Europa (soprattutto Francia); ruolo
limitato dei consorzi di tutela DOC; assenza di un osservatorio di
settore permanente in grado di elaborare informazioni significative.
Sono
state individuate inoltre potenziali «minacce»
: aumento della pressione concorrenziale nel segmento
dei vini di qualità sui mercati internazionali esercitata dai Paesi
nuovi produttori; aumento della pressione concorrenziale nel
segmento dei vini sfusi sui mercati internazionali esercitata dai
produttori del bacino mediterraneo, dei Paesi dell’Est, dei Paesi
sudamericani e dell’Australia; legislazione Comunitaria ed Accordi
commerciali con altri Paesi extra UE (es. USA) penalizzanti per il
rilancio della nostra vitivinicoltura; calo dei consumi di vino
pro-capite in Italia e in Europa; aumento dei costi di gestione
delle aziende agricole ( es. carburanti)
Queste
le opportunità che il Distretto prospetta ai soci:
incremento dei consumi dei vini di qualità in
alcuni paesi esteri comunitari e terzi; continuazione del processo
di riqualificazione e diversificazione qualitativa della produzione;
diffusione degli IGT, quale passaggio verso le DOC; rafforzamento
del ruolo dei Consorzi di Tutela DOC; valorizzazione del prodotto
associata all’enoturismo; maggiore coordinamento verticale con la
fase di trasformazione e commercializzazione; aumento delle
possibilità di economie di scala su una vasta gamma di servizi e di
acquisti; miglioramento della rete distributiva e del collegamento
con la GDO.
Il
«Distretto
Vitivinicolo della Sicilia Occidentale»
si propone questi obiettivi:
1.
Valorizzare i punti di forza del nostro patrimonio di vini di
eccellenza e di legami identitari con la gastronomia e la cultura
dell’ospitalità
2.
Favorire l’utilizzo di pratiche di coltivazione e gestione
sostenibili e di qualità dei vigneti del Distretto
3.
Migliorare, diversificare e rafforzare la specificità dei
prodotti vitivinicoli del Distretto sotto il profilo della qualità
e della sicurezza per i consumatori
4.
Aumentare e consolidare le quote di mercato dei vini del
Distretto su mercatiesistenti (Italia, Europa, Nord America) ed
avviare l’apertura di nuovi mercatiemergenti (Est Europeo, Estremo
Oriente)
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