Guido Falgares: sommelier relatore A.I.S. Sicilia

CANTINA FONTODI DI GIOVANNI MANETI A PANZANO IN CHIANTI:  

Curiosamente, nel vocabolario della lingua italiana, alla voce ricco è possibile scorgere tutta una serie di significati riferibili all’abbondanza di beni e/o al possesso, in grande quantità, di qualcosa di materialmente identificabile.

Faccio questa premessa perché per descrivere (nel senso di rappresentare le caratteristiche di qualcuno per coglierne le qualità) il nostro amico Giovanni Manetti, mi sembra che l’unico aggettivo possibile sia proprio ricco, ma in un senso e in un’accezione diversa da quella comunemente in uso.  

Avendo avuto la fortuna di conoscerlo profondamente , posso dire che Giovanni è ricco nella misura in cui possiede in abbondanza alcune qualità personali, umane e professionali che lo rendono straordinario (etimologicamente fuori dal consueto). Il garbo, il tatto, l’eleganza, la donatività con cui mi ha consentito di entrare nel suo Regno consentendomi di ammirarlo, non tanto per produrre invidia o desiderio di compiacimento, ma come momento di condivisione, di scambio, in fondo di amore per ciò che Lui è riuscito a creare e di cui, nello stesso tempo, è possibile fare dono, rendono Giovanni degno di stima, di considerazione, di rispetto (da re-spicere, guardare con un sentimento di stima il valore e le qualità di un’altra persona) e soprattutto di grande amicizia.

Tengo a sottolineare che con le mie parole non voglio solo decantare o tessere lodi in modo retorico, desidero rendere pubbliche le mie sensazioni, anche emozioni, nel senso letterale di gioia che da interna si proietta all’esterno attraverso le parole. In questo modo, spero ovviamente che anche altri amici possano fare la stessa esperienza da me vissuta, a condizione che si lascino trascinare dalla passione, dal vortice segreto che solo il gusto del vino, soprattutto se diventa fatto relazionale, può dare. Infine un’ultima considerazione riguardante la nostra terra.

Alla luce di quanto ho potuto ammirare, mi chiedo che cosa inibisca, o renda difficile anche a noi siciliani realizzare con onestà, saggezza, competenza, quanto realizzato da Giovanni, ci farebbe piacere che il nostro amico diventasse esempio, modello, non solo in termini puramente replicativi (non ci aiuterebbe), ma in termini creativi, innovativi e di semplicità, intesa come ricchezza che diventa tale a partire da pochi ingredienti, forse come un buon cibo.                                           

Flaccianello della Pieve 2001                                                         

Se si vuole comprendere la vendemmia toscana del 2001 non si può fare di meglio che aprire una bottiglia di Flaccianello di Fontodi. Questo rosso eccezionale mostra una grande quantità di aromi di more, ciliegie e caffè che costruiscono il gusto e lo mantengono a lungo. “Wine Spectator” assegna 97 punti su 100 nella sua scala.

E’ un sangiovese puro, fatto da una selezione delle migliori uve di una tenuta di 70 ha di Fontodi nel cuore del Chianti Classico. La quintessenza del Super Tuscan, il Flaccianello mostra il carattere unico di queste uve indigene. “E’ stata una vendemmia perfetta per il Sangiovese nella nostra zona”, dice il proprietario di Fontodi , Giovanni Manetti: “ Il clima è stato perfetto per il Sangiovese, ma si è dovuto lavorare nel modo giusto e nel momento giusto, dalla vendemmia precoce alla eliminazione delle foglie”. Il Flaccianello era originariamente un vino di un singolo vigneto, ma nel 2001 Manetti ha deciso di fare una selezione dei suoi migliori Sangiovese per “pigiare” il massimo della qualità nella bottiglia, e il quarantunenne viticoltore ha spinto la sua vigna ai limiti per ottenere tutto ciò. “Wine Spectator” ha assegnato alla vendemmia 92 punti. 

Grazie agli sforzi di Giovanni e a quelli di un suo grandissimo collaboratore, il mitico agronomo ed enologo Franco Bernabei, il 2001 può essere ricordato come un anno eccellente per il suo Sangiovese.

Guido Falgares